La durezza dell’acqua destinata al consumo umano: riflessi sulla salute umana
RIASSUNTO – Le patologie cardiovascolari, principali cause di mortalità e morbilità nei Paesi industrializzati, riconoscono un’eziologia multifattoriale, correlata all’interazione di più fattori di rischio, quali caratteristiche genetiche, fattori metabolici, stili di vita ed esposizione ambientale. In tale ambito, consistenti studi epidemiologici supportano l’ipotesi di una correlazione inversa tra apporti di magnesio e/o calcio disciolti nell’acqua potabile (durezza) e incidenza di patologie cardiovascolari. In considerazione degli aspetti sanitari di tale parametro,
l’attuale normativa sulla qualità delle acque destinate al consumo umano (DLvo 31/2001), in analogia con numerosi altri Stati europei, raccomanda un valore per la durezza di 15-50 °F, equivalente a 60-200 mg Ca/l, con limite inferiore riferito ad acque sottoposte a trattamento di addolcimento o dissalazione. In questo articolo vengono discusse le implicazioni sanitarie e tecniche correlate alla durezza delle acque destinate al consumo umano e valutata l’opportunità di reintrodurre tale parametro nella revisione della Direttiva europea98/83/CE, come misura di prevenzione primaria per combattere le patologie cardiovascolari.
Parole chiave: acqua, durezza, patologie cardiovascolari.
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l’attuale normativa sulla qualità delle acque destinate al consumo umano (DLvo 31/2001), in analogia con numerosi altri Stati europei, raccomanda un valore per la durezza di 15-50 °F, equivalente a 60-200 mg Ca/l, con limite inferiore riferito ad acque sottoposte a trattamento di addolcimento o dissalazione. In questo articolo vengono discusse le implicazioni sanitarie e tecniche correlate alla durezza delle acque destinate al consumo umano e valutata l’opportunità di reintrodurre tale parametro nella revisione della Direttiva europea98/83/CE, come misura di prevenzione primaria per combattere le patologie cardiovascolari.
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